Etf: diversificare i propri investimenti nei mercati emergenti

Etf: diversificare i propri investimenti nei mercati emergenti

Etf: diversificare i propri investimenti nei mercati emergenti

Singapore, tutti i giornali festeggiavano una crescita record per il Paese asiatico: +14,7% per l’anno.

Senza voler fare paragoni scomodi con la crescita italiana, anche l’ottimo risultato tedesco (+3,6%) per il 2010, impallidisce.

E non è un caso isolato, ristretto ad una piccola città stato (poco più di 4 milioni di abitanti) come Singapore.

I due giganti dell’area, Cina ed India, continuano a crescere quasi a doppia cifra.

Come le altre due nazioni del Bric, Brasile e Russia, definizione inventata da Goldman Sachs.

Le ragioni di questo boom sono varie e diverse.

Per la Cina è una questione di forza industriale.

Quasi tutto, dal tessile all’iPhone, ormai viene prodotto da quelle parti.

Per l’India si tratta di servizi di ogni tipo, in particolare informatica e telecomunicazioni.

Russia e Brasile fanno leva sulle loro risorse naturali: energia, estrazione, commodities, agricoltura.

A questi Paesi la definizione di “mercati emergenti” va già parecchio stretta.

Il plotone si va infoltendo di mese in mese.

È arrivato forse il momento di allargare l'orizzonte a nuove realtà come la Nigeria (energia), la Turchia (industria), il Messico (ancora energia e industria).

Si può investire nella crescita di questi Paesi in diversi modi.

Con i fondi quotati (gli ETF e gli ETC) di cui vi ho già parlato molte volte (vedi ETF: consigli per investire i propri risparmi negli ETF).

Fondi che possono essere settoriali o generalizzati e quindi collegati agli indici delle Borse relative.

Si può anche investire direttamente nelle società quotate, meglio se in Borse occidentali.

In ogni caso bisogna stare bene attenti a tre cose.

La prima: la volatilità.

Questa crescita non è una passeggiata di salute.

Non ci saranno solo rialzi, ma anche ribassi.

La seconda: il cambio.

È probabile che molte delle valute dei Paesi coinvolti andranno meglio dell’euro nei prossimi anni.

Ma non è affatto certo.

La terza: la diversificazione e il rischio.

Non è una cosa prudente esagerare con gli investimenti nei Paesi emergenti.

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