Natale e film: il cinema di natale e i suoi film di animazione

Natale e film: il cinema di natale e i suoi film di animazione

Natale al cinema, cosa vedere?

«La principessa e il ranocchio» è fatto con matita e pennello.

«A Christmas Carol» gioca la carta del motion capture.

E poi «Astro Boy», «Piovono polpette» …

Le sale sono invase da film d’animazione. Chi vincerà al botteghino? Secondo John Lasseter, «il nuovo Walt Disney», il successo ha una ricetta antica.

Non appena il paragone fa capolino nel discorso, John Lasseter improvvisa un sorriso, poi spegne l’imbarazzo con l’ironia: «Io sarei il nuovo Walt Disney? Ma no, non esageriamo, è già abbastanza dura essere il vecchio me». Sarà pure modesto, ma il regista di due Toy story e di Cars un’etichetta così impegnativa se l’è guadagnata sul campo, nei cinema di tutto il mondo: la Pixar ormai sforna un capolavoro dietro l’altro e una buona fetta del merito è sua, del re Mida dell’animazione, che supervisiona ogni progetto ed è diventato direttore creativo della Disney, oltre che della Pixar stessa. Camicia hawaiana d’ordinanza, occhialetti tondi e umorismo contagioso, Lasseter, due premi Oscar in bacheca, è fresco reduce dal Leone d’oro alla carriera e da un’ennesima conferma planetaria che di nome fa Up. Per questo Natale affollato di film d’animazione, stracarico di proposte per bambini cresciuti e non, la sua scommessa si chiama La principessa e il ranocchio, un classico in 2D in puro stile Disney, che segna il ritorno al disegno tradizionale, quello con la matita e il pennello. Un guanto di sfida a un plotone di contendenti in divisa digitale, già usciti o pronti al debutto sugli schermi italiani: da Astro Boy a Piovono polpette, da A Christmas Carol ad Arthur e la vendetta di Maltazard.

Uscita: dal 18 dicembre al cinema

LA PRINCIPESSA E IL RANOCCHIO

REGIA: Ron Clements e John Musker

LA STORIA: New Orleans, anni Venti, la cosiddetta «età del jazz». La cameriera Tiana vuole aprire un ristorante nel Quartiere francese, per cui mette da parte ogni soldo che faticosamente guadagna. Quando incontrerà il principe Naveen di Maldonia trasformato da un rito vudù in ranocchio, lo bacerà… diventando ranocchio anche lei.

Tiana ha la pelle nera, è la prima eroina «abbronzata» della storia Disney. John Lasseter dice che è lei la nuova Biancaneve.

E pensare che il vecchio Walt aveva fama di essere razzista…

A chi sa, come dice la sacerdotessa vudù Mama Odie, che «la cosa importante è cosa c’è sotto la pelle». E a chi, tecnicamente, non vedeva l’ora di un film alla vecchia maniera, disegnato a mano, bidimensionale e non tridimensionale.

Uscita: dal 18 dicembre al cinema

ASTRO BOY LA STORIA

REGIA: David Bowers

Lo scienziato Tenma, dopo la morte di suo figlio Toby, lo trasforma in un robot volante e indistruttibile. Ma lui si crede umano. Combatterà il presidente Stone, tiranno di Metro City, la città sospesa nel cielo.

Coproduzione Usa-Cina, da un fumetto del 1951 di Osamu Tezuka, il dio dei manga giapponesi (il regista Hayao Miyazaki lo considera il suo maestro). Una rivisitazione fantascientifica della favola di Pinocchio.

Rétro, commovente, e politico, piacerà ai genitori, grazie anche ai doppiatori italiani: Silvio Muccino, Carolina Crescentini e il Trio Medusa.

Già in sala

A CHRISTMAS CAROL (La favola di Natale è un film 3D: A Christmas Carol)

REGIA: Robert Zemeckis

LA STORIA: La notte di Natale il ricchissimo e avarissimo Ebenezer Scrooge riceve la visita di tre spiriti che gli mostrano quanto siano stati tristi i suoi natali passati e quanto lo saranno quelli futuri, se non si ravvede.

Kolossal in 3D da 175 milioni di dollari. Dopo «Polar Express» e «La leggenda di Beowulf», è il terzo film di Zemeckis con la tecnica del motion capture, con cui veri attori diventano cartoni digitali (Jim Carrey è Scrooge e anche i tre spiriti).

Per tutti gli adulti che amano Charles Dickens, autore del racconto originale («Canto di Natale»). E peri bambini che scopriranno che da Scrooge è nato Paperon de’ Paperoni.

Uscita: dal 23 dicembre al cinema

PIOVONO POLPETTE

REGIA: Phil Lord e Chris Miller

LA STORIA: L’inventore Flint Lockwood non ne ha mai azzeccata una, eppure stavolta trova il modo di cambiare la dieta dei suoi concittadini (la cittadina di Swallen Falls vive di sole sardine) facendo piovere dal cielo cibo. Ma, è il caso di dirlo, non tutte le ciambelle riescono col buco… il cibo è mutante, l’intero mondo è in pericolo.

Dopo lo spaghetti western arriva lo «spaghetti distruction», parodia del genere catastrofico (citazioni di «Twister», «Armageddon», «Independence day»).

Per chi non riesce a trovare la forza di mettersi a dieta. E per i masochisti del dopo cenone.

Uscita: dal 30 dicembre al cinema

ARTHUR E LA VENDETTA DI MALTAZARD

REGIA: Luc Besson

LA STORIA: Connecticut 1960. Arthur, 10 anni, attende la luna piena per varcare il portale magico che lo rimpicciolisce e lo fa entrare di nuovo nel mondo dei Minimei, folletti alti 2 millimetri e mezzo. Ha ricevuto un sos inciso su un chicco di riso da un ragno. Sarà stata la sua amata Selenia oppure è una trappola di M, il malvagio Maltazard? Seconda puntata di una trilogia (nel 2010 arriverà «Arthur e la guerra dei due mondi») che Besson ha tratto da una sua serie di romanzi.

Una favoletta destinata agli amanti del fantasy e agli orfani del «Signore degli anelli».

Nell’era del 3D, quella della «Principessa e il ranocchio» è una scelta in controtendenza. Come la spiega?

Personalmente amo ogni tecnica d’animazione, che sia 3D o 2D, stopmotion o dipinta a mano. E poi il vecchio, in questo caso, torna a essere nuovo: era da tempo che non vedevamo qualcosa di simile al cinema, ci eravamo disabituati. Io per primo avevo dimenticato la bellezza che può trasmettere un film del genere e penso che in tanti rimarranno senza parole. A fare la differenza è chi sei, cosa vuoi dire, non cosa usi per dirlo.

Il 2010, invece, sarà l’anno del ritorno di «Toy story», con il terzo capitolo che arriverà nelle sale a 15 anni di distanza dal primo.

Ci siamo chiesti cosa sarebbe successo ai giocattoli una volta che Andy, il protagonista umano, fosse cresciuto e avesse perso interesse per i suoi vecchi amici. Abbiamo immaginato la preoccupazione di Woody e Buzz e ci è sembrata una prospettiva ottima da cui partire. Inoltre, con un paio di mesi d’anticipo su Toy story 3, rivedremo sul grande schermo i primi due film, entrambi «aggiornati» con il 3D. Credo sia il modo più efficace per far scoprire ai bambini questi personaggi e, così, poterli apprezzare al meglio nel nuovo capitolo.

A proposito di sequel, già si parla di «Cars 2». Non teme che riproporre certe storie possa indebolire il loro fascino?

Dipende solo da noi, dalla nostra capacità di inventare idee e situazioni avvincenti. Non capita spesso che i sequel siano migliori degli originali, è vero, tuttavia Il Padrino parte seconda e L’impero colpisce ancora sono dei punti di riferimento insuperabili, da tenere sempre a mente.

Nel mondo dell’animazione il suo modello è Hayao Miyazaki. Lei stesso ha ammesso che la casa sospesa in aria di «Up» si ispira al «Castello errante di Howl».

L’immaginazione e la creatività di Miyazaki sono incredibili. Ma l’aspetto principale che ho imparato da lui è la sua capacità di valorizzare la quiete, la tranquillità. Ognuno dei suoi film ha delle parentesi isolate di silenzio che sono bellissime, trasmettono sensazioni di pace assoluta. Sensazioni che stridono, in senso positivo, con quello che Hollywood pretende, e cioè pressione, ritmo, velocità. Io preferisco lasciare al pubblico la possibilità di respirare, di godersi il momento, fino in fondo. E lo devo a Miyazaki, che però non è l’unico con cui ho un debito. Un altro, per esempio, lo dovrei pagare ad Alfred Hitchcock.

Il maestro del brivido? Cosa c’entra con la leggerezza dei vostri film?

C’entra perché ogni suo lavoro è pieno d’arte, di emozioni, di suggestioni. Non solo, Hitchcock è stato uno dei primi a mettere le nuove tecnologie al servizio della storia, a farlo in maniera intelligente. E ha detto tutto ciò che c’era da dire in anticipo sugli altri: quando guardi La finestra sul cortile, sei letteralmente rapito, non vedi l’ora di sapere che cosa succederà dopo. Sei del tutto inconsapevole di come riesca a manipolarti perché ogni ciak è studiato alla perfezione, nei minimi dettagli.

Pare invece che la forza della Pixar derivi dal fatto che lavorate soltanto su soggetti originali. È davvero così?

Sì, ma non è stata una scelta pianificata a tavolino. Oltre a essere registi, siamo anche narratori con un sacco di idee. Ci piace creare qualcosa di nuovo senza nessun preconcetto su come dovrebbe essere. Quando si parte da un libro, l’evoluzione del personaggio è già lì, rappresenta una zavorra. Noi cominciamo da zero: è più difficile, certo, ma possiamo sperimentare qualsiasi cosa. Sviluppiamo le caratteristiche in parallelo con la storia e siamo disposti a fare marcia indietro. È un processo lungo, che richiede come minimo due anni e mezzo e comporta errori e rinunce, a volte dolorose.

Qual è la sua formula segreta per realizzare il film d’animazione perfetto?

A dire il vero è una ricetta che esiste da molti anni ed è semplicissima: per ogni risata ci deve essere una lacrima. Ma questa formula non è segreta e, soprattutto, non è mia. L’ha inventata un certo Walt Disney.

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Un commento

  1. Walt Disney non era un razzista! Floyd Norman, un animatore Disney in pensione che ha lavorato con Walt, e che è nero, è andato a verbale che denuncia l’indicazione razzismo. Walt assunto le donne, ebrei, cristiani, neri, bianchi … non aveva pregiudizi. Stop diffondere bugie!

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