Energie rinnovabili: come e su cosa investire?

Energie rinnovabili: come e su cosa investire?

Dopo il referendum che ha bocciato per la seconda volta il nucleare in Italia, il tema si è aperto: come copriremo i fabbisogni energetici in crescita?

La risposta è sembrata venire nei giorni immediatamente successivi dalla Borsa, che lanciava al rialzo i titoli delle utilitiesedelle società quotate attive nel settore delle energie rinnovabili.

È qui dunque che dobbiamo investire nel breve e lungo termine? La risposta non è semplice come sembra.

Tutto il mondo sta puntando sulla crescita dell’industria delle Fer (energie da fonti alternative), soltanto in Italia lo scorso anno sono stati investiti più di 12 miliardi e l’Europa spinge sul settore. Eppure, l’andamento annuale degli indici «green» è sempre negativo. Perché? «Soltanto Italia e Germania hanno abolito il nucleare, mentre molti altri Paesi, soprattutto quelli emergenti, continueranno a investire nell’atomo: inoltre, il ricorso alle energie rinnovabili risulta conveniente soltanto se il prezzo del petrolio supererà i 100 dollari al barile, mentre lo sviluppo è condizionato dalla disponibilità o meno degli incentivi governativi ».

Dunque, prima di comprare azioni di aziende dell’energia rinnovabile sarà bene analizzare queste tre componenti: prezzo del petrolio, i piani energetici internazionali e gli incentivi nazionali (non a caso in Italia, quando sono stati tagliati, i titoli azionari sono subito crollati).

Come si fa «Questo non vuole dire che al momento comprare titoli del settore non convenga.

Oggi il prezzo del petrolio si trova a un sostanziale punto di equilibrio e sul lungo periodo gli indici di borsa delle aziende green non hanno fatto grandi balzi in avanti.

Non escludo quindi che questo settore possa essere sottostimato e che il prezzo dei titoli possa essere allettante. Anche se si tratta di un investimento non privo di rischio».

Adesso non resta che capire come investire: meglio in Italia? Nelle Borse estere? In prodotti ad hoc?

«Nel Sud Europa, cioè in Spagna, Portogallo e Italia, insistono soprattutto le aziende che sviluppano impianti, quelle che dalla fine del 2010 si stanno riprendendo meglio.

Nel Nord, in Germania, Norvegia e Danimarca, si concentrano invece quelle che forniscono tecnologia, tutte leggermente in calo a causa della crisi.

Quella che io consiglio è però la scelta delle utilities dell’energia, Enel Green Power o Alerion ad esempio: quest’ultima è la meno rischiosa perché riassume grandi dimensioni, ricerca e la flessibilità necessaria per potenziare di volta in volta la tecnologia giusta».

Esistono poi degli strumenti come gli Etf specializzati indicizzati a panieri di «società green», che garantiscono differenziazione e maggiore resistenza sul lungo periodo: «Il fondo cui è collegato il nostro Etf comprende in parti uguali eolico, solare, biomasse, gas naturale e geotermia: è chiaro che può reggere le variazioni di gradimento che possono intervenire verso l’una o l’altra tecnologia. Inoltre, la base è costituita da società solide che si confrontano su un mercato globale ».

E quindi in grado fare massa critica e di resistere agli scossoni dell’economia.

Anche per questo, se proprio si preferisce agire su una sola piazza, «sarà meglio scegliere la Borsa Usa, dove si concentra il maggio numero di società quotate ma i costi sono maggiori».

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