I tassi scendono: come investire?

I tassi scendono: come investire?

Signori, si rallenta: guidate con prudenza sulle autostrade dei mercati.
Perché i tassi saliranno (forse) un po’ di meno, l’inflazione potrebbe essere meno aggressiva, mentre la crescita resta un tormentoso dubbio estivo.

Ne avremo abbastanza se anche la Cina e i Paesi Emergenti tirano il fiato?

In queste pagine qualche idea per interpretare il momento e, in caso, aggiustare i portafogli. Si comincia con il reddito fisso, dove i rendimenti (sempre compressi) vanno visti in un’altra prospettiva. E si prosegue con la Borsa, che nelle ultime due settimane ha battuto parecchio il passo.

Le previsioni dei grafici non sono entusiasmanti e negli Stati Uniti si sono risvegliati i guru del super pessimismo. Ma è anche vero che le valutazioni restano piuttosto basse: in Europa il price earning, il termometro che mette in relazione prezzi e utili, balla per il 2011 intorno a quota, 11. Secondo le elaborazioni di Ubs, nel 2009, in piena crisi, si arrivava fino a 15,9.

Nei giorni scorsi sia Ben Bernanke, il capo della Federal Reserve americana, sia Jean- Claude Trichet, il timoniere della Banca centrale europea, hanno parlato pubblicamente di crescita meno veloce. «Sullo scenario dell’economia globale c’è molta più cautela.

Le materie prime hanno smesso di galoppare, il petrolio è temporaneamente sceso sotto i 100 dollari al barile».

Ma a tirare il freno sono stati un po’ tutti gli indicatori macroeconomici.

«Finita la stagione delle trimestrali, dove la Borsa traeva motivi di rialzo da dati sui profitti piuttosto incoraggianti, siamo tornati in una situazione di incertezza. Perché i dati macro, dalla disoccupazione ai debiti, sono contradditori e preoccupanti», spiega Fausto Artoni, gestore senior di Azimut sgr. Un quadro che, secondo molti esperti, giustifica una pausa nella politica restrittiva della Bce e induce a non credere fino in fondo, al fatto che la Fed, intenzionata a non toccare i tassi, fissi a zero, per tutto il 2011, voglia sul serio mettere fine con giugno al sostegno «artificiale» dei mercati, il quantitative easing. «Si profila un Qe3?», si domanda, e con lui molti altri, Michael Riddell, gestore fixed income della britannica M&G.

Previsioni congelate, insomma. Oggi le quotazioni del future sull’Euribor a sei mesi scontano per fine anno un livello dei tassi di interesse europei all’ 1,75%, mentre qualche settimana fa si parlava del 2%.

E l’inflazione? Se guardiamo quella «core», depurata di energia e derrate alimentari, in dodici mesi siamo passati dall’1,1% all’1,6%. Spiega Daniele Guidi di Bnp Paribas am: «E’ salita, è vero.

Ma i prezzi sono sotto controllo. E se le materie prime si dovessero sgonfiare nella seconda parte dell’anno, è realistico immaginare il costo della vita che in un futuro non troppo lontano marcia al 2%, contro il 2,6-2,7% degli ultimi dati».

Per gli investitori lo scenario quindi è un po’ diverso da quello che si prospettava fino a qualche giorno fa.

Se i prezzi corrono di meno e i tassi anche, vanno forse riconsiderati gli equilibri tra fisso e variabile.

E, per chi è semplicemente a caccia di parcheggi, i conti online ritornano concorrenziali con i Bot (1,6% netto l’ultima asta annuale), almeno per coprire (o quasi) l’inflazione.

E la Borsa? Secondo Artoni la prova del nove verrà con la prossima stagione reportistica che si apre a giugno.

Le stime di crescita degli utili sono ancora a due cifre, ma c’è anche chi teme delusioni che potrebbero dare il via a qualche scrollone.

Albert Edwards, super Orso (cioè ribassista) di Société Générale, in questi giorni ha rispolverato la teoria dell’Era glaciale, quella dove tutto finisce ibernato, con l’S&P 500 a 400 punti.

Una visione estrema. Ma anche chi è decisamente meno pessimista invita alla prudenza.

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