Ripresa economica e caduta prezzi: approfittare della nuova fase positiva

Ripresa economica e caduta prezzi: approfittare della nuova fase positivaRipresa economica e caduta prezzi: approfittare della nuova fase positiva

Alla riunione del G20, il 24 settembre, i grandi della Terra potrebbero annunciare l’uscita dalla crisi, proprio a un anno dall’inizio del crac. Sì, dall’Asia all’Occidente l’economia sta reagendo meglio del previsto. E l’Italia è pronta a ripartire.

Chi sarà il primo a sancire ufficialmente la fine della recessione? Barack Obama? Il presidente francese Nicolas Sarkozy? Il cancelliere tedesco Angela Merkel?

Nelle riunioni preliminari per il vertice dei capi di stato e governo del G20, in programma a Pittsburgh, in Pennsylvania, il 24 e 25 settembre, è di questa celebrazione formale che si sta discutendo.

Obama, che presiederà il summit, è tentato dal grande evento.

A un anno dalla bancarotta della Lehman Brothers (15 settembre 2008), che ha scatenato la peggiore catastrofe finanziaria ed economica dalla Grande depressione del 1929, il presidente americano vorrebbe cogliere l’occasione per annunciare solennemente l’inizio della ripresa economica globale, anche in presenza di una disoccupazione assai preoccupante (9,7 per cento negli Stati Uniti).

Ma ancora con più titoli di merito di Obama appaiono Sarkozy e Merkel, che hanno visto crescere le loro economie nel secondo trimestre di quest’anno dello 0,3 per cento rispetto ai tre mesi precedenti.

È stato un grande shock per tutti gli economisti, che si aspettavano una crescita pari a 0 se non addirittura negativa.

Certo è che, rispetto a soli 6 mesi fa, l’abisso sembra definitivamente scongiurato.

La luce ha cominciato a intravedersi alla fine del tunnel, hanno convenuto gli esperti del Fondo monetario internazionale, della Banca mondiale, dell’Ocse e dei centri di ricerca, come quello della Deloitte, che hanno rivisto più volte in positivo le loro stime di contrazione dell’economia globale nel 2009 e hanno perfezionato quelle di crescita nel 2010.

A Bruxelles, negli ultimi incontri informali, la presidenza svedese dell’Unione Europea ha fatto approvare la linea comune in vista dei prossimi appuntamenti autunnali.

Eccola: «Abbiamo registrato incoraggianti segnali di miglioramento, anche se la strada da percorrere è ancora lunga. Siamo ancora particolarmente preoccupati per la crescente disoccupazione.

Per la strategia di uscita dalla crisi, i suoi tempi e le modalità, occorre una più profonda riflessione». È come dire: nessuna euforia, ma ottimismo, seppure razionale.

Così come lo ha riassunto a Basilea, durante il Global economic meeting dei principali governatori, Jean-Claude Trichet, il presidente della Banca centrale europea: «Tutti gli indicatori si stanno rivelando migliori del previsto».

Ripresa economica e caduta prezzi: apprifittare della nuova fase positivaLe stesse cassandre delle facoltà di economia di tutto il mondo che fino a poco tempo fa pronosticavano uno scenario a L, vale a dire una caduta rapida del pil seguita da un prolungato periodo di non crescita (riquadro in basso), si stanno ricredendo.

Ora optano per una più realistica ripresa a forma di U.

È il caso dell’economista Nouriel Roubini dell’Università di New York, il primo a prevedere la recessione globale con grande anticipo.

Parlando a Cernobbio venerdì 4 settembre, Roubini si è mostrato per la prima volta meno pessimista del solito dando più probabilità allo scenario a forma di U anche se «la crescita, specialmente per le economie avanzate, rimarrà per almeno 2 o 3 anni sotto il trend storico».

C’è però ancora la possibilità di un ritorno alla recessione (e dunque il cosiddetto scenario a forma di W), ha messo le mani avanti lo studioso, «se non ci sarà una corretta exit strategy dalla crisi».

E infine ci sono quelli che cavalcano il Toro, come Jim O’Neill, capo economista della Goldman Sachs, il quale vede vincente la V, cioè una ripresa vigorosa e decisa. Più o meno sulla stessa lunghezza d’onda si collocano Morgan Stanley, Ubs e Barclays. Anche Paolo Bosani, il partner fondatore della Kairos, principale boutique finanziaria indipendente italiana, propende per la soluzione nel segno della V. «Ce lo dicono i dati della produzione industriale, per molti versi inaspettati» sostiene. «Il terzo e quarto trimestre saranno più soddisfacenti di quanto si era previsto solo prima dell’estate. Alla fin fine il 2009 ci sorprenderà sia a livello macro sia a livello microeconomico.

Quanto al 2010, mi aspetto una certa stabilizzazione».

La svolta è cominciata nel marzo di quest’anno soprattutto quando l’India, la Cina e perfino il Giappone hanno dato inequivocabili prove di vitalità (come, in America Latina, il Brasile).

I colossali investimenti pubblici in Asia si sono rivelati miracolosi per rimettere in moto l’industria manifatturiera, quella dei servizi e soprattutto i consumi interni.

Se un tempo erano gli spendaccioni americani che davano la carica al resto del mondo caricandosi di debiti, oggi sono i nuovi ricchi e benestanti cinesi (oltre 400 milioni di persone) e indiani (200 milioni) a fare shopping.

In un solo anno le vendite delle vetture in Cina, per esempio, sono aumentate del 90 per cento. Anche negli Stati Uniti, a partire da marzo, l’indice di Standard & Poor’s dei 500 titoli più importanti ha cominciato la sua corsa: più 50 per cento.

È migliorato anche il settore immobiliare residenziale, sebbene i consumi ancora siano molto prudenti. Michael Mussa, l’ex capo economista dell’Fmi, sostiene che la ripresa Usa si avvertirà maggiormente nel secondo semestre di quest’anno, ma in ogni caso non sarà così dirompente come nei primi sei trimestri dell’amministrazione Reagan che fecero registrare un 10 per cento di aumento cumulativo del pil, a seguito della recessione del 1981-1982. «Mi aspetto una crescita fra il 6,5 e il 7 per cento dalla metà di quest’anno alla fine del 2010. So che è una previsione più forte della media, ma comunque non raggiunge i picchi registrati dopo le depressioni del secolo scorso».

Nella stessa Europa le borse hanno segnato un segno positivo del 30 per cento negli ultimi 6 mesi. «Francia e Germania sembrano guidare la locomotiva dell’Eurozona.

Hanno contribuito molto i programmi di stimolo fiscale e il rinnovo delle scorte in magazzino» scrivono Elisa Parisi-Capone e Chris Mooney sul Rge Monitor, diretto dall’economista americano Roubini. «L’inversione di rotta in Germania nel secondo trimestre è stata guidata dal consumo pubblico e specialmente privato, che è stato a sua volta sostenuto dalla bassa inflazione e dai programmi cosiddetti cash for clunkers, soldi in cambio della rottamazione.

Quanto alla Francia, il modello di crescita basato sulla domanda interna è servito come cuscinetto durante la crisi sincronizzata a livello globale». Il clima economico nell’area euro è in netto miglioramento. «Le aspettative per i prossimi sei mesi si sono illuminate specialmente in Germania, Austria, Francia e Paesi Bassi» dichiara a Panorama Hans- Werner Sinn, presidente dell’Ifo, l’istituto di ricerche economiche dell’Università di Monaco. «In Italia, Portogallo, Slovenia, Slovacchia, Belgio, Spagna e Finlandia ci si aspetta una stabilizzazione della situazione economica nella seconda parte del 2009. Gli unici due paesi con una visione pessimistica rimangono l’Irlanda e la Grecia».

In buona sostanza, secondo i report delle principali banche di affari, l’Italia si colloca a metà fra i paesi che hanno già iniziato la corsa e quelli che stanno ancora ai blocchi di partenza. Il potenziale c’è, scrivono per esempio gli analisti americani del Rge monitor, ma manca lo sprint a causa di un insufficiente dinamismo.

L’immagine più usata è quella di un paese Gulliver, che si scopre legato da corde al risveglio dopo il naufragio.

Eppure, le condizioni sarebbero tutte favorevoli, come non si stanca di ripetere il ministro dell’Economia Giulio Tremonti. «Da alcuni mesi anche il monitor Gfk-Eurisko segnala una consistente ripresa della fiducia dei consumatori e delle imprese» conferma a Panorama Claudio Bosio, vicepresidente della società di ricerche.

Andando a scavare nel Nord-Est, la punta avanzata dello sviluppo industriale italiano degli ultimi decenni, si scopre che il pessimismo registrato prima delle vacanze estive è già un brutto ricordo. «Ci aspettavamo il peggio e invece le aziende qui hanno quasi tutte riaperto, gli ordini stanno per fortuna arrivando e la fiducia attecchisce» riferisce Fabio Franceschi, vicepresidente della Confindustria del Veneto e presidente di Grafica Veneta, il maggiore stampatore di libri in Italia e uno dei principali in Europa, con un fatturato in crescita del 50 per cento nel 2009. «Anche le parti sociali si stanno comportando con molta responsabilità». Per Franceschi in ogni caso nulla sarà come prima della recessione. «Il modello di impresa cambierà radicalmente.

Oggi ci sono tre elementi nuovi da tenere bene in mente: pochi debiti, massima proiezione internazionale e innovazione». Sarà un caso, ma i guru del World economic forum di Davos nella loro sessione estiva che si è svolta a Dalian, in Cina, dal 10 al 12 settembre, hanno tirato fuori dal cilindro l’economista Joseph Schumpeter. «Schumpeter ha introdotto il concetto della distruzione creativa, per mezzo della quale le compagnie, le industrie e le economie sono trasformate rapidamente grazie all’innovazione». È la conferma più valida che i programmi governativi keynesiani di stimolo sono stati importanti nel breve periodo.

Ma sono le tecnologie innovative, contrapposte all’ingegneria finanziaria e ai consumi insostenibili, che assicureranno la ripresa duratura nel lungo periodo.

In seguito una guida con 100 idee per approfittare della caduta dei prezzi e prepararsi alla nuova fase positiva, parleremo dei seguenti 10 settori:

CASA

SOLDI BANCHE E INVESTIMENTI

LAVORI

ENERGIA

MOTORI

HI-TECH (Acquistare prodotti elettronici:HI-TECH)

VIAGGI

RIFARE CASA

ALBERGHI

AUTOMOTIVAZIONI

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