Risparmio gestito: investimenti a breve
Aumenta la curiosità degli italiani verso i prodotti di investimento e anche la percentuale di chi si dice propenso a impegnare un po’ di soldi nel risparmio gestito.
Il risparmiatore è più fiducioso, ma ha cambiato gusti. E chiede prodotti che gli consentano di smobilizzare i suoi risparmi a breve termine, finalizzandoli magari a obiettivi inderogabili e «banali » come l’acquisto dell’auto nuova, gli studi universitari dei figli, il viaggio della vita.
L’industria del risparmio gestito è pronta a raccogliere questa sfida?
La fotografia del nuovo investitore, così come è stata tracciata dalla ricerca di GFK Eurisko e Prometeia presentata al Salone del risparmio di Milano, oggi alla sua ultima giornata, pone alcuni spunti di riflessione: «Dopo anni grigi di crisi, c’è un ritorno all’investimento e all’educazione finanziaria, ci sono ampi margini di crescita per il settore ma ancora molti bisogni restano senza risposta» sottolinea Stefania Conti, department manager dell’istituto di ricerca. «Le famiglie oggi sono disposte a dialogare sulla base di progetti e bisogni che di prodotti, e cercano nei consulenti un interlocutore in grado di capirli ».
Il vuoto che il settore potrebbe colmare va a incidere soprattutto sui segmenti più «popolari» del mercato, quelli a basso tasso di alfabetizzazione finanziaria e più propensi a ragionare sui bisogni che sul portafoglio. «La rinnovata curiosità dei risparmiatori è il presupposto per avviare finalmente un processo virtuoso di educazione finanziaria e mettere la parola fine al proliferare di tanti prodotti più utili a chi li vende che non al risparmiatore» interviene Paolo Martini, direttore marketing di Azimut. «Come? Spiegando che la gestione del risparmio richiede attenzione, collaborazione reciproca e informazioni trasparenti». Un’occasione da non perdere, soprattutto adesso che gli investitori cominciano a riaffacciarsi in Borsa dopo dieci anni di crisi. «Sono stati i promotori a trainare questa ripresa e per dialogare con questi “nuovi” investitori, non mancano gli strumenti.
Esistono già dei prodotti, basati su obiettivi triennali come il nostro Target 2014, ma non sono ancora così numerosi. Comunque, la differenza è davvero sottile. Ciò che è veramente importante infatti, è diversificare bene il portafoglio organizzandolo attorno ai bisogni reali, qualunque essi siano».
In termini meno complessi, questa operazione si può definire «dare un nome e un tempo ai nostri soldi», senza vergognarsi di vincolare l’investimento all’acquisto dello scooter per la figliolanza.
«Ormai nessuno finanzia più il polpettone, bensì si inseguono obiettivi precisi» insiste Martini.
Diversamente non sarebbe possibile scuotere i risparmiatori italiani da quella atavica pigrizia che li spinge sempre verso la filiale bancaria più vicina a casa, a qualsiasi prezzo o condizione, fermandosi a poche proposte.
In Italia infatti, l’8 per cento dei risparmiatori con buon reddito si affida soltanto ai conti deposito, un altro 9 per cento sceglie i libretti di risparmio (soprattutto pensionati) e 38 su cento con buone o medie disponibilità finanziarie si accontentano del conto corrente. È qui che l’industria finanziaria deve intervenire, educare, finalizzare.
In un rapporto di scambio reciproco.