Webank: trading online per smartphone e tablet pc

Webank: trading online per smartphone e tablet pc

«Stiamo lavorando per sviluppare le funzionalità di trading mobile». Questa affermazione si leggeva mercoledì 23 marzo sull’area del sito di Webank, denominata «La banca che vorrei», dedicata ai suggerimenti dei clienti. Un’affermazione fatta in risposta alle richieste di tre utenti del sito che apre due interessanti spiragli sull’attività di Webank: l’imminente arrivo di funzionalità per l’operatività in mobilità ma, soprattutto, l’utilizzo «evoluto» delle tecnologie Web 2.0 per comunicare con clienti e non. Utilizzo che però non sempre dà i risultati sperati, come nel caso del blog Insoldoni.it. Luci e ombre, quindi, sulle quali chiediamo lumi a Carlo Panella, direttore commerciale banking e investimenti di Webank.

Quando arriverà il trading mobile e che caratteristiche avrà?

Se tutto va bene sarà presentato prima dell’estate. Si tratta in realtà di due piattaforme, una sviluppata per tablet e una per cellulari e iPhone. Sono infatti due strumenti che hanno caratteristiche diverse: il tablet offre per esempio la possibilità di utilizzare le funzioni grafiche o le tabelle in modo più sofisticato. Si tratta di un’ovvia evoluzione del servizio, che passa anche per le sollecitazioni arrivate dai nostri canali di social bankig, tra cui l’area del nostro sito La banca che vorrei.

Quest’ultima si inserisce in una nutrita serie di attività online, non tutte però coronate da successo, come nel caso del blog Insoldoni.it, poco frequentato.

«Da quando siamo nati, cioè dal 1999, siamo indissolubilmente legati alle nuove tecnologie, sia per l’attività core sia per la comunicazione coi clienti. Con lo sviluppo del Web 2.0 (l’insieme delle funzionalità che consentono un’interattività evoluta attraverso Internet, ndr) abbiamo però capito che i nuovi canali del cosiddetto social networking, come i blog, Twitter, Facebook e altri, non possono essere utilizzati per mera attività di pubblicità o di vendita. Così facendo, infatti, si rischia di tradire la fiducia di chi vi si avvicina, ottenendo il risultato opposto. Ecco perché questi canali li usiamo solo per creare relazioni, con clienti e non. Le continue innovazioni della Rete ci portano poi a sperimentare sempre cose nuove e non tutte vengono apprezzate dai clienti come vorremmo. È appunto il caso di Insoldoni, che registra duemila visite al mese. Tuttavia, dal lato opposto, l’esperienza de La banca che vorrei ci incoraggia molto».

Qualche numero per giustificare questa soddisfazione?

Da quando è stato aperto lo spazio web in cui chiunque può intervenire, nel gennaio 2010, abbiamo ricevuto 1.360 suggerimenti. Un parte era fuori tema, ma dei circa 800 validi ne abbiamo effettivamente realizzati 249, di cui il 10% relativi al trading, il 54% al banking e l’8% al mobile. Devo dire che mi aspettavo proposte futuristiche, invece riceviamo per lo più indicazioni per migliorare strumenti e funzioni di uso quotidiano, che impattano più di quanto potevamo immaginare sulla vita di tutti i giorni. Va poi considerato che quest’area incide direttamente sull’organizzazione di tutta la banca: ogni settimana un comitato valuta le proposte e invia quelle ritenute valide vengono sottoposte a un’analisi funzionale e di realizzabilità. Nell’ultimo comitato di direzione abbiamo però deciso di velocizzare il processo, perché vogliamo andare oltre l’attuale 25% di suggerimenti resi operativi.

Oltre ai due citati, quali sono gli altri canali Web 2.0 e che risultati hanno dato finora?

Dal giugno 2008 abbiamo Radio Webank in podcast su iTunes Store, con 11mila download al mese, e Webank Tv su Youtube e Vimeo, con a ora 55mila visite totali; su Twitter abbiamo 768 follower, su Facebook 101 e sull’aggregatore Friendfeed 152. Abbiamo poi le nostre immagini su Flickr.com e i documenti su Scribd.com, mentre tutti i dipendenti della banca sono connessi tra loro con un’intranet evoluta.

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