I sub e i pericoli della narcosi d’azoto: benessere fisico

I sub e i pericoli della narcosi d’azoto: benessere fisicoI sub e i pericoli della narcosi d’azoto: benessere fisico

«Una discesa come tante, intorno a me silenzio e colori indescrivibili, ma improvvisamente la vista mi si confonde e ogni movimento diviene difficilissimo.

Ho una voglia folle di togliermi la maschera e di ridere a squarciagola, ma quel barlume di raziocinio che mi rimane me lo impedisce. Sto forse impazzendo?».

E’ questa la testimonianza di un sub alla sua prima e, ci si augura, ultima esperienza di narcosi d’azoto.

Definita anche «ebbrezza da profondità», pur essendo meno letale dell’embolia gassosa, colpisce tuttavia più frequentemente chi si avventura con autorespiratore ad aria compressa a profondità superiori a circa 40 metri.

Gli effetti dell’azione narcotica dell’azoto sul subacqueo sono molto simili a quelli da eccesso di alcol.

E i sintomi più comuni sono confusione mentale, euforia o depressione, allucinazioni, nausea e se va male perdita di coscienza.

Ma è possibile prevenirla ed evitarla?

Certamente sì. Parola di Gianluca Genoni, il campione delmondocapace di ritoccare per 9 volte in 10 anni il record di apnea in assetto variabile: dai meno 106 m del 17 agosto 1996 a Siracusa ai meno 141 del 5 ottobre 2006 a Sharm el Sheik.

«La subacquea oggi è assolutamente sicura. Ma esiste una notevole differenza tra l’apnea, un vero e proprio sport, e l’immersione con autorespiratore, vissuto nella stragrande maggioranza dei casi come semplice attività ricreativa.

Così, mentre l’apneista è e deve essere per forza di cose un atleta, non è raro trovare tra i sub con autorespiratore personaggi che affrontano le immersioni senza alcuna preparazione.

La narcosi d’azoto, come altri tipi di incidenti, può essere facilmente evitata seguendo solo delle semplici regole.

Prima fra tutte l’allenamento. Non ci si può improvvisare sub.

E’ indispensabile seguire corsi, presentarsi all’appuntamento con le profondità con almeno una discreta condizione fisica e procedere gradualmente.

Mentre in apnea non ci sono limiti di velocità né in discesa né in risalita, con le bombole è indispensabile attenersi scrupolosamente ai tempi indicati dalle tabelle o dal proprio computer, specie quando è giunto il momento di tornare in superficie».

E se la narcosi d’azoto ci sorprende mentre siamo sul fondo?

«Il modo migliore per gestirla è l’autocontrollo. Nelle forme leggere, sono più che sufficienti, per far regredire i sintomi e risalire di quota.

Se, viceversa, la crisi narcotica è grave, non è possibile venirne fuori da soli, quindi alla percezione delle prime avvisaglie si deve avvisare il compagno, muoversi lentamente e concentrarsi su ciò che si sta facendo».

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