iCloud: il data center remoto di Apple

iCloud: il data center remoto di Apple

È tornato. Steve Jobs è riapparso ieri (alle 19 ora italiana) accompagnato dalle note di I feel good di James Brown(«Io mi sento bene», quasi un messaggio sulle sue condizioni di salute…) sul palcoscenico del Moscone Center, storico centro congressi californiano.

L’occasione attesa dai tanti fan di Apple era la tradizionale conferenza inaugurale della WorldWide Developers Conference, che dal 1995 riunisce ogni anno gli sviluppatori di programmi per i dispostivi Apple.

Davanti ai 5200 spettatori in sala, il boss di Apple, si è presentato ancora dimagrito e indebolito, nella sua ormai leggendaria mise, in jeans e maglioncino dolcevita nero, smentendo ancora una volta le voci più pessimistiche sul suo stato di salute (l’a.d. di Apple non si era più visto dal 2 marzo, per il lancio di iPad 2).

Uno Steve Jobs che, malgrado un leggero tremolio della voce, ha parlato per due ore. Chi tra i fan si aspettava un rientro col botto, è rimasto deluso. Nessun lancio della nuova versione di iPhone (un enorme cartello coperto da un telo nero aveva fatto ben sperare) che, a questo punto, forse, sarà rimandata a ottobre.

Oltre alle novità riguardanti i sistemi operativi, l’attenzione così è stata tutta per iCloud (un sistema già largamente utilizzato da Google) «Alcuni credono che il Cloud sia semplicemente un hard disk in cielo. Noi crediamo che sia molto di più: consentirà di traghettare sulle nuvole i vostri dati », ha spiegato Jobs.

In sostanza, il sistema permette, tramite una connessione internet, di trasferire i contenuti digitali dei propri dispositivi, ad un «data center» remoto di Apple, mettendo idealmente a disposizione di centinaia di milioni di utenti uno spazio gratuito entro cui depositare canzoni, proprie foto, giochi.

Voto
Ti è piaciuto l'articolo?
[Media: 0]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *