Pensione: investire nelle polizze di capitalizzazione

Pensione: investire nelle polizze di capitalizzazione

Gli italiani e il futuro: un rapporto contraddittorio. Da un lato le preoccupazioni per il lavoro, la salute e il domani dei figli. Dall’altro, ancora una scarsa confidenza con gli investimenti previdenziali.

Lo ha sottolineato l’Inps a 4 anni dalla riforma e lo ripetono da tempo i gestori dei fondi di pensione.

Eppure, qualcosina si muove. Anche se non sempre nel verso giusto. Se guardiamo l’ultimo rapporto di Assogestioni di maggio, infatti, l’importo complessivo del patrimonio gestito con logica previdenziale è cresciuto a 322 mila milioni contro i 235.557 del 2007.

Ma come dobbiamo leggere questo dato? Le famiglie stanno davvero cominciando a pianificare un arrotondamento dell’assegno della pensione, ridotto del 40 per cento? In realtà, il dato raggruppa due tipologie di prodotto: i fondi previdenziali (34.631,69 milioni), tra i quali crescono esclusivamente i Piani di investimento previdenziali per professionisti (Pip), e i prodotti assicurativi, ovvero le polizze di capitalizzazione e le Unit e le Index Linked che hanno raggiunto i 287 mila milioni di valore gestito e che sono i veri artefici della crescita.

«Sono le polizze di capitalizzazione ad aver fatto segnare lo sviluppo più significativo, esperto di pianificazione finanziaria e previdenziale di Azimut. E questo significa che gli italiani hanno puntato su formedi investimento che garantivano untasso di rendimento minimo e non una pensione».

Le polizze di capitalizzazione sono infatti strumenti di investimento a scadenza ridotta, di solito biennale e a costi variabili a seconda dell’emittente, che garantiscono la corresponsione del capitale maggiorato di un interesse. «Hanno avuto successo perché in un momento di calo generalizzato dei tassi, promettevano interessi tra il 2 e il 2,5 per cento», continua Milesio.

E gli italiani sono stati spinti verso di esse più dalla convenienza che non da fini assicurativi- previdenziali. «Tali polizze non vanno confuse con i Pac, i piani di accumulo capitale, che sono invece una diretta emanazione dei fondi comuni di investimento italiani o sicav esteri.

E vanno approcciate con attenzione. Le polizze Unit Linked o Index Linked, ad esempio, in passato hanno fatto parlare in negativo per l’esposizione con i derivati o perché la restituzione del capitale non era stata sufficientemente garantita».

L’allusione va al fallimento della Lehman Brothers nel 2008, e alle conseguenze che ha avuto sugli investitori. «Le polizze Index sono una formula mista, indicizzata al mercato, ed è bene sempre controllare a quali prodotti di investimento siano agganciate. Bisogna saper dire no a quelli troppo complessi, che non si capiscono, e soprattutto controllare bene chi sia il soggetto economico che garantisce la restituzione del capitale investito».

Con l’atteso rialzo dei tassi di interesse, comunque, la fortuna delle polizze di capitalizzazione è destinata a calare. «Titoli di Stato, fondi monetari e obbligazionari torneranno ad offrire rendimenti interessanti per i risparmiatori, e gli investimenti, come già successo in passato, ritorneranno a premiarli»..

E quanto ai fondi pensione, la strada da fare è ancora lunga. «La massa amministrata cresce soprattutto perché chi li ha sottoscritti continua il suo piano e continua a versare».

Non resta che attendere. E continuare a promuovere.

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